MASCHIETTI CHE TRATTANO MALE LE MAMME.
STRONCARLI? PUNIRLI? O EDUCARLI? VEDIAMO.
"Caro Marco, sono la mamma di un bambino di 6 anni che mi dice un sacco di parolacce – ci scrive preoccupata Luciana. A scuola, con gli altri, è sempre buo- no, rispettoso, disponibile, ma con me dice cose pesanti. Sono preoccupata che anche la sua sorellina di un anno impari a comportarsi così. Con l’altra –
che ne ha 11 – non ho mai avuto questo problema.»
Beh, cara Luciana, di motivi per essere un po’ arrabbiato direi che ne ha un bel po’. Proviamo a fare delle ipotesi in modo da poterti aiutare, ma anche di aiutare lui perché – non dimentichiamolo – un bambino che tratta male la mamma si sentirà poi terribilmente in colpa. Il senso di colpa lo renderà ancora più arrabbiato, e si attiverà un circuito rabbia-senso di colpa per nulla piacevole.
«Sono stato per ben 5 anni il “piccolo” di casa – potrebbe essere la sua versione dei fatti – , e questo posto non me lo toglieva nessuno. È vero, la sorella grande un po’ mammina e saputella come tutte le sorelle maggiori, ma io ero un maschietto e quindi il preferito di mamma. Poi mi arriva un’altra femmina e mi crolla il mondo addosso.»
È evidente, la prima resterà sempre la prima, la più grande, magari la più responsabile, la nuova nata con il suo bisogno di cura calamiterà l’attenzione della mamma, e lui che posto ha? «Non sono il più grande, non sono più il piccolino, non posso essere utile come mia sorella, che faccio adesso?». Naturale! Se la prende con la mamma!
E ciò potrebbe essere rinforzato da un altro fattore: «E il mio essere maschietto? Dove lo mettiamo? Ok, non sono come le mie sorelle, non sono nemmeno come la mamma».
Ed ecco allora che deve trovare un modo, magari non proprio carino, per differenziarsi, per distaccarsi, per creare una frattura, per esaltare il proprio “io”, il proprio essere differente.
Che fare allora? Primo non spaventarti perché non serve a nulla. Avere di fronte una mamma che riesce a tenere di fronte a queste bordate gli farà sicuramente bene, perché gli toglierà quel senso di onnipotenza e lo rassicurerà.
Poi, visto che rischia di crearsi un’identità negativa per opposizione, il papà ha un ruolo importante nel proporgli un modo maschile, sano, amorevole di comportarsi con te. E quando lo richiama, invece di dirgli «Non si tratta così la mamma», provi a dirgli, «Porta rispetto a mia moglie!». Senti che differenza? Da una imperativo generico negativo ad una prescrizione personale positiva. Dal trattarlo da piccolo cucciolo a considerarlo un ometto responsabile. Dal considerarlo figlio della mamma a considerarlo figlio di una coppia.