IL DOLORE PER IL DISTACCO DA UNA PERSONA CARA. TRA IL SOFFOCARLO E L’ESPLODERLO STA DI MEZZO IL VIVERLO. CON MESTIZIA E UMILTÀ, ALLA SCUOLA DELLA COMPASSIONE
"Da quando è morta mia madre il tempo pare essersi fermato. Viveva in casa con me, mia moglie e in nostri due figli da quindici anni ormai, da quando era rimasta vedova. Siamo credenti, quindi sappiamo che la nonna ci attende in cielo, ma questo non ci è di conforto, anzi. Ogni giorno che passa – sarà anche l’autunno – si fa sempre più buio.
Soprattutto mio figlio più grande, che quest’anno fa la quinta superiore, è diventato scuro e taciturno. Eppure, quando era viva, e anche al funerale, sembrava molto sereno. Per quanto durerà questa tristezza? Mi sento molto inquieto».
Durerà finchè non sarà passato il tempo del lutto. “Lutto” deriva dal latino luctus, lugeo, che significa letteralmente “piangere”. È un lamento che parla e che deve essere ascoltato, così che l’esperienza del dolore, della perdita possa essere condiviso e diventi un patire con, una com-passione. È partecipandoci il lutto che si condivide il dolore nostro e degli altri, che diventa allora “com-patibile” con la nostra natura umana.
Un cerchio – quello della perdita, dolore, lutto, compas- sione – un movimento allora che spezza le catene dell’im- mobilità, del «tempo che pare essersi fermato».
L’elaborazione del lutto non è cosa semplice, e non è cosa che si possa spiegare, perché si tratta di un’esperienza. Esperienza dolorosa, certo, ma intimamente e squisita- mente umana. Per quanto cerchiamo di distrarci, o cer- chiamo conforto nelle relazioni con gli altri o con l’Altro che dà significato alla nostra esistenza, non possiamo mai togliere del tutto questo dolore che ci scava nella profondità dell'essere.
È la perdita di una persona cara, che ha a che fare con i
nostri vissuti di separazione e la paura del cambiamento. In una famiglia un lutto è un cambiamento estremo per- ché obbliga a pensare immediatamente a tutte le relazioni “senza” quella persona, che aveva un posto preciso, un ruolo, una serie infinita di legami affettivi.
Ecco quindi i sentimenti di rabbia, di disperazione, di storidimento.
In una società come la nostra, che tende a negare o a spettacolarizzare la morte, si è perso il senso del lutto. Non siamo padroni della vita come non siamo completamente padroni delle nostre emozioni di fronte alla morte.
Le possiamo condividere, come puoi condividerle con quel tuo figlio che parla attraverso il suo silenzio, e fare in modo che – come le foglie che cadono diventano feconde per il terreno – così anche il dolore di questa morte diventi fecondo per i legami che continuano nella vostra casa.
Soprattutto mio figlio più grande, che quest’anno fa la quinta superiore, è diventato scuro e taciturno. Eppure, quando era viva, e anche al funerale, sembrava molto sereno. Per quanto durerà questa tristezza? Mi sento molto inquieto».
Durerà finchè non sarà passato il tempo del lutto. “Lutto” deriva dal latino luctus, lugeo, che significa letteralmente “piangere”. È un lamento che parla e che deve essere ascoltato, così che l’esperienza del dolore, della perdita possa essere condiviso e diventi un patire con, una com-passione. È partecipandoci il lutto che si condivide il dolore nostro e degli altri, che diventa allora “com-patibile” con la nostra natura umana.
Un cerchio – quello della perdita, dolore, lutto, compas- sione – un movimento allora che spezza le catene dell’im- mobilità, del «tempo che pare essersi fermato».
L’elaborazione del lutto non è cosa semplice, e non è cosa che si possa spiegare, perché si tratta di un’esperienza. Esperienza dolorosa, certo, ma intimamente e squisita- mente umana. Per quanto cerchiamo di distrarci, o cer- chiamo conforto nelle relazioni con gli altri o con l’Altro che dà significato alla nostra esistenza, non possiamo mai togliere del tutto questo dolore che ci scava nella profondità dell'essere.
È la perdita di una persona cara, che ha a che fare con i
nostri vissuti di separazione e la paura del cambiamento. In una famiglia un lutto è un cambiamento estremo per- ché obbliga a pensare immediatamente a tutte le relazioni “senza” quella persona, che aveva un posto preciso, un ruolo, una serie infinita di legami affettivi.
Ecco quindi i sentimenti di rabbia, di disperazione, di storidimento.
In una società come la nostra, che tende a negare o a spettacolarizzare la morte, si è perso il senso del lutto. Non siamo padroni della vita come non siamo completamente padroni delle nostre emozioni di fronte alla morte.
Le possiamo condividere, come puoi condividerle con quel tuo figlio che parla attraverso il suo silenzio, e fare in modo che – come le foglie che cadono diventano feconde per il terreno – così anche il dolore di questa morte diventi fecondo per i legami che continuano nella vostra casa.