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VITA DA GENERO

1/2/2011

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IL SI CHE AVETE DETTO IL GIORNO DEL MATRIMONIO ERA SOLO L'INIZIO.

Dottore vengo subito al dunque: non che in linea di principio io sia contrario a vivere con mia suocera ma, dopo 8 anni sento di essere in una condizione molto pericolosa.

Mia moglie fa una specie di comunella con lei e io mi sento proprio tagliato fuori. Il problema è che una volta mi arrabbiavo, adesso non più. Le vedo lì, a parlare delle loro cose e a decidere anche della mia vita. Sembrano sorelle: stessa parrucchiera, stesso taglio di capelli, a volte addirittura si scambiano i vestiti. È una cosa che proprio mi urta.
Comunque, in breve, io per mia moglie non provo più nulla e sto seriamente pensando di lasciarla. Contenta lei, visto che con la mamma sta tanto bene...
Ma ho qualcosa che mi rode, che non riesco a definire bene.


Roberto via e-mail


Cos’è che rode? La rabbia di aver sprecato tutti questi anni? La delusione di non aver trovato una via di accesso verso tua moglie? La frustrazione di sentirti un po’ passivo in tutta questa storia? O è forse il sentimento sconcertante di buio rispetto al vostro futuro?

La tua mail, Roberto, sembra il grido di una persona imprigionata: non c’è futuro, non c’è speranza, non c’è progetto. Pure la spinta propulsiva della rabbia ti ha la- sciato.

Queste due donne con un rapporto così potente ti spaventano e ti hanno bloccato. Come mai? È stato così fin dall’inizio o siete scivolati piano piano in questa situazione?

Dalla tua lettera non si capisce. Si scorgono solamente dei tentativi che probabilmente sono stati o troppo timidi o impulsivi. È così, Roberto, non sei ancora entrato nel cuore di tua moglie e quindi preferisci mollare. Eppure, anche in questo momento così buio, tua moglie ha bisogno di te. 
Il rapporto tra madre e figlia è molto forte e alcuni sostengono che non si risolva mai del tutto. Solo nell’evolversi delle storie familiari può trovare il giusto senso e la giusta dimensione, quando la coppia, la coniuga- lità, riesce a dare quel senso di pienezza e di completezza che permette di gettarsi in un progetto a due, che tiene conto dei propri genitori ma che è chiamato a costruire qualcosa di nuovo.

Ti consiglio di rivolgerti ad uno psicologo o ad un consulente che ti possa aiutare perché probabilmente quello che stai vivendo non dipende solo dalla tua vita ma- trimoniale. Anzi, può essere l’occasione perché tu possa prendere in mano alcuni nodi non risolti della tua storia.

Io penso che tu debba fare una scelta adulta, consapevole, responsabile. Tu e tua moglie vi siete scelti, ma il sì che avete detto nel giorno del matrimonio era solo l’inizio e l’impegno di un sì quotidiano per il futuro. Quando uno è più debole, l’altro lo dica più forte. Nel tuo caso, se senti che tua moglie è più sposata alla mamma che a te, chiamala con coraggio, come un cavaliere dall’armatura scintillante che riconquista la sua dama. Vedrai, te ne sarà grata.
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    AUTORE

    Marco Scarmagnani
    giornalista e
    consulente familiare

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    che scrivo su Sempre
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