Buona notte (scrivo questa email alle 2). La scena è questa più o meno ogni sera, dopo cena, io porto a letto i bambini e mia moglie sistema la cucina. Quando torno lei è al portatile e sta chattando con le sue amiche dal divano... Allora io apro il mio e mi metto in studio. Sistemo le fatture, guardo lo sport, e poi qualche ricerca “professionale”... faccio il rappresentante e allora vedere come lavorano i concorrenti, quali i nuovi prodotti sul mercato... insomma il tempo passa... e come quasi tutte le notti mia moglie si addormenta sul divano e io vado a letto da solo per essere raggiunto chissà quando... beh, almento non ci sono problemi di gravidanze indesiderate.
Caro navigatore notturno, l'ironia non ti manca ma ti rendi conto che la situazione non può andare avanti così.
Se ti può (relativamente) consolare, sei in buona compagnia.
Il boom degli ultimi anni dei social network, di Facebook, di Skype e di blog su ogni argomento hanno fatto impennare il numero degli internet-dipendenti.
A portata di notebook, comodi e a costi irrisori, si può avere la sensazione di essere collegati al mondo intero. Cerchi un film? Ce l’hai. Vuoi parlare con un tuo amico? Vedi se è in linea! Vuoi far sapere cosa stai facendo? Vedere a quante altre persone che conosci piacciono le tue stesse cose? Niente di più facile.
Come si fa a stupirsi se cotanta informazione alla fine ubriaca? Viviamo – si dice – nell’era dell’informazione. Chi è più informato vince, chi sa più cose o sa meglio dove trovarle è in anticipo, chi riesce a far rete, ad avere più contatti si sente... meno solo.
Eh sì, e qui si scivola. Da che cosa si riconosce la dipendenza? Dal fatto che continui a controllare le email giorno e notte, magari facendotele anche notificare sul cellulare per non perdere un minuto, o che diventi triste quando nessuno ti scrive, o nessuno posta qualcosa sulla bacheca di FB. E allora cala la tristezza. Sì, perché nel frattempo ti sei perso i legami con le persone che più ti stanno vicine. Alla fine è più facile scrivere via chat, magari intavolando serie discussioni (tanto poi si chiude) che iniziare un discorso con la moglie... quello può sembrare più rischioso. Beh, hai ragione: quando si perde l’abitudine al dialogo, ogni scambio diventa potenzialmente pericoloso, perché non ci si ricorda più come si fa... o si cova un rancore nascosto.
«Sei tu che vuoi sempre stare davanti al pc». «No, sei tu, ti ho chiamato anche mezzora fa». «... ma io non ti ho sentito!». Prescrizione molto semplice. Prima settimana una sera senza computer, seconda due, e via così. Ah, non ti spaventare se le prime volte non è facile ;-)
Se ti può (relativamente) consolare, sei in buona compagnia.
Il boom degli ultimi anni dei social network, di Facebook, di Skype e di blog su ogni argomento hanno fatto impennare il numero degli internet-dipendenti.
A portata di notebook, comodi e a costi irrisori, si può avere la sensazione di essere collegati al mondo intero. Cerchi un film? Ce l’hai. Vuoi parlare con un tuo amico? Vedi se è in linea! Vuoi far sapere cosa stai facendo? Vedere a quante altre persone che conosci piacciono le tue stesse cose? Niente di più facile.
Come si fa a stupirsi se cotanta informazione alla fine ubriaca? Viviamo – si dice – nell’era dell’informazione. Chi è più informato vince, chi sa più cose o sa meglio dove trovarle è in anticipo, chi riesce a far rete, ad avere più contatti si sente... meno solo.
Eh sì, e qui si scivola. Da che cosa si riconosce la dipendenza? Dal fatto che continui a controllare le email giorno e notte, magari facendotele anche notificare sul cellulare per non perdere un minuto, o che diventi triste quando nessuno ti scrive, o nessuno posta qualcosa sulla bacheca di FB. E allora cala la tristezza. Sì, perché nel frattempo ti sei perso i legami con le persone che più ti stanno vicine. Alla fine è più facile scrivere via chat, magari intavolando serie discussioni (tanto poi si chiude) che iniziare un discorso con la moglie... quello può sembrare più rischioso. Beh, hai ragione: quando si perde l’abitudine al dialogo, ogni scambio diventa potenzialmente pericoloso, perché non ci si ricorda più come si fa... o si cova un rancore nascosto.
«Sei tu che vuoi sempre stare davanti al pc». «No, sei tu, ti ho chiamato anche mezzora fa». «... ma io non ti ho sentito!». Prescrizione molto semplice. Prima settimana una sera senza computer, seconda due, e via così. Ah, non ti spaventare se le prime volte non è facile ;-)