LA FAMIGLIA – SI LEGGE NEI MANUALI – DEVE ESSERE DOTATA DI UNA BARRIERA SEMI-PERMEABILE. SE CI SONO TROPPI SCAMBI CON L’ESTERNO SI DISPERDE, SE NON CE NE SONO, AVVIZZISCE. DA EVITARE COMUNQUE LO SCAMBIO DI PARTNER
È sera, la cena sarà già sicuramente pronta, e mi trovo ancora ad un’ora di strada da casa. Chiamo il mio collega per aggiornarlo sul lavoro fatto e per concordare le prospettive della giornata seguente. Parliamo un po’ e poi mi dice: «Guarda che c’è anche il tuo Elia a cena con noi, e i nostri ragazzi hanno già deciso che dormirà qui questa notte». Non è la prima volta: anche se frequentano la se- conda media in due scuole diverse, hanno fatto assieme un tratto di elementari. Ma c’è un’altra novità: «Ah – mi dice ironico – invece il nostro Giovanni passerà la notte a casa tua. Abbiamo fatto uno scambio!».
Telefono a casa e mia moglie – tra un frastuono irritante per chi cercava solo una voce soave per lenire le fatiche del giorno – mi risponde piuttosto ilare che i piccoli stanno allestendo la camera per il nuovo ospite e si stanno azzuffando per contendersi i posti-letto.
Una baraonda giocosa. Sì, perché fortuna vuole che Giovanni leghi bene sia con il mio Alberto (che ha un anno di meno) che con la mia Giulia (che ha un anno in più). Si vedono tutti i giorni alla scuola elementare: Alberto in prima, Giovanni in seconda, Giulia in terza. Una scala perfetta. E così si creano varie combinazioni: possono giocare tutti e tre insieme, possono i due maschietti dedicarsi a giochi più “dinamici” mentre la principessa sta con la mamma, o possono stare insieme i due più grandi – Giovanni e Giulia – accomunati da un’indole piuttosto riflessiva.
Dinamiche che sono molto più difficili da realizzare quando gira per casa un tredicenne in piena attività pre- adolescenziale.
Quello invece se ne sta fortunatamente con l’amico Emanuele. Giocano al computer, ascoltano musica, fanno un giro in bici. Roba da grandi.
Alcune specie di primati si scambiano i cuccioli per rinforzare la fiducia nel gruppo e per saldare i legami. Nelle società primitive i figli sono cresciuti da tutta la comunità. È possibile anche nella nostra evoluta società occidentale allentare le barriere della famiglia nucleare? Pare di sì, e i vantaggi sono molti. Quante volte si sentono genitori dire: «Mio figlio? A casa è un mascalzone, e mi preoccupo della figura che può fare, ma quando va a casa d’altri mi dicono che è educato, posato, interviene in maniera intelligente...».
E così, mentre il mondo propone lo scambio di coppie per rendere la vita più frizzante, noi cattolici possiamo proporre lo scambio dei figli. Per rendere la loro vita più dinamica, sicura e perché assaporino un’indipendenza “controllata”.
Telefono a casa e mia moglie – tra un frastuono irritante per chi cercava solo una voce soave per lenire le fatiche del giorno – mi risponde piuttosto ilare che i piccoli stanno allestendo la camera per il nuovo ospite e si stanno azzuffando per contendersi i posti-letto.
Una baraonda giocosa. Sì, perché fortuna vuole che Giovanni leghi bene sia con il mio Alberto (che ha un anno di meno) che con la mia Giulia (che ha un anno in più). Si vedono tutti i giorni alla scuola elementare: Alberto in prima, Giovanni in seconda, Giulia in terza. Una scala perfetta. E così si creano varie combinazioni: possono giocare tutti e tre insieme, possono i due maschietti dedicarsi a giochi più “dinamici” mentre la principessa sta con la mamma, o possono stare insieme i due più grandi – Giovanni e Giulia – accomunati da un’indole piuttosto riflessiva.
Dinamiche che sono molto più difficili da realizzare quando gira per casa un tredicenne in piena attività pre- adolescenziale.
Quello invece se ne sta fortunatamente con l’amico Emanuele. Giocano al computer, ascoltano musica, fanno un giro in bici. Roba da grandi.
Alcune specie di primati si scambiano i cuccioli per rinforzare la fiducia nel gruppo e per saldare i legami. Nelle società primitive i figli sono cresciuti da tutta la comunità. È possibile anche nella nostra evoluta società occidentale allentare le barriere della famiglia nucleare? Pare di sì, e i vantaggi sono molti. Quante volte si sentono genitori dire: «Mio figlio? A casa è un mascalzone, e mi preoccupo della figura che può fare, ma quando va a casa d’altri mi dicono che è educato, posato, interviene in maniera intelligente...».
E così, mentre il mondo propone lo scambio di coppie per rendere la vita più frizzante, noi cattolici possiamo proporre lo scambio dei figli. Per rendere la loro vita più dinamica, sicura e perché assaporino un’indipendenza “controllata”.