"Quando la gelosia occupa tutti i pensieri, diventa una gabbia che soffoca"
Ho un problema che mi tormenta. Sono gelosa. Lo so che sembro un po’ sciocca, dopo 10 anni di un matrimonio diciamo – tra alti e bassi – piacevole. Ho un bravo marito, che mi aiuta in casa e con i bambini. Certo, non come vorrei ma nemmeno mi posso lamentare. In casa va tutto bene.
Ma quando usciamo è un disastro. Non sopporto che guardi, che parli, che possa pensare ad altre donne. Non sopporto che le mie amiche gli rivolgano la parola, che lo possano apprezzare. Mi sembra di dover stare sempre all’erta. Gli uomini – si sa – vanno controllati a vista, sono facilmente manipolabili. Ci cascano come le pere. È successo anche ad una mia amica. Non vorrei essere tra quelle che poi dicono: «Non so come sia potuto succedere. Non me l’aspettavo...»
Monica - Napoli
Un adagio popolare dice che il geloso soffre due volte: per la gelosia e perché non sopporta di essere geloso, e si colpevolizza. Ma così facendo cala la sua autostima, si sente più insicuro... e quindi ancora più geloso. La gelosia, entro certi limiti, è un sentimento normale. È segno di forte interessamento alla persona amata e a volte neces- saria al rapporto, una specie di prova d’amore: io a te ci tengo davvero. Quando invece occupa tutti i pensieri, in maniera diffusa, ossessiva, sempre presente come fantasma che aleggia nel rapporto, diventa una gabbia che soffoca. È la paranoia, il cercare le prove, vivere tesi come una corda di vio- lino, accusare il partner, farlo vivere nel controllo e nel possesso. Monica, da dove ti arriva questa gelosia? Forse già lo sai. Forse da tradimenti presunti o scoperti nella tua famiglia di origine? Un racconto di qualche tua amica sul quale ti sei soffermata? O tuo marito ti ha fatto dubitare di lui? Non ce lo dici. Per diventare meno gelosi non basta la buona volontà, e la “pacca sulla spalla” invece di rassicurare rischia di farti sentire incompresa, sola nel tuo dubbio. Così avrai percepito anche le parole di tuo marito quando ti avrà detto: «Ma di che ti preoccupi? Ma sei matta? Non ci pensare nemmeno...». Oppure il vostro rapporto ha vissuto momenti di forte tensione e a causa di questa gelosia lui, braccato, è diventato più chiuso, o provocatorio: «Non ti fidi di me? Adesso ti do ancora più motivi per farlo».
Per un uomo la mancanza di fiducia è molto dolorosa. Il lavoro sulla tua gelosia va fatto insieme, se persiste con l’aiuto di una persona che vi sappia ascoltare e orientare. Prendetevi dei momenti insieme, come coppia, senza figli, per vivere l’aspetto amicale del vostro rapporto. L’amicizia sincera vissuta anche tra coniugi ben coniuga l’aspetto della fedeltà con quello della libertà. Pensate ad un pro- getto di ampio respiro, che coinvolga voi due, la vostra famiglia, l’impegno sociale e il rapporto con Dio. Pregate insieme e ascoltatevi tanto, non solo con le orecchie ma con tutto il corpo. Guardatevi, sentitevi, con tenerezza, senza fretta.
Ma quando usciamo è un disastro. Non sopporto che guardi, che parli, che possa pensare ad altre donne. Non sopporto che le mie amiche gli rivolgano la parola, che lo possano apprezzare. Mi sembra di dover stare sempre all’erta. Gli uomini – si sa – vanno controllati a vista, sono facilmente manipolabili. Ci cascano come le pere. È successo anche ad una mia amica. Non vorrei essere tra quelle che poi dicono: «Non so come sia potuto succedere. Non me l’aspettavo...»
Monica - Napoli
Un adagio popolare dice che il geloso soffre due volte: per la gelosia e perché non sopporta di essere geloso, e si colpevolizza. Ma così facendo cala la sua autostima, si sente più insicuro... e quindi ancora più geloso. La gelosia, entro certi limiti, è un sentimento normale. È segno di forte interessamento alla persona amata e a volte neces- saria al rapporto, una specie di prova d’amore: io a te ci tengo davvero. Quando invece occupa tutti i pensieri, in maniera diffusa, ossessiva, sempre presente come fantasma che aleggia nel rapporto, diventa una gabbia che soffoca. È la paranoia, il cercare le prove, vivere tesi come una corda di vio- lino, accusare il partner, farlo vivere nel controllo e nel possesso. Monica, da dove ti arriva questa gelosia? Forse già lo sai. Forse da tradimenti presunti o scoperti nella tua famiglia di origine? Un racconto di qualche tua amica sul quale ti sei soffermata? O tuo marito ti ha fatto dubitare di lui? Non ce lo dici. Per diventare meno gelosi non basta la buona volontà, e la “pacca sulla spalla” invece di rassicurare rischia di farti sentire incompresa, sola nel tuo dubbio. Così avrai percepito anche le parole di tuo marito quando ti avrà detto: «Ma di che ti preoccupi? Ma sei matta? Non ci pensare nemmeno...». Oppure il vostro rapporto ha vissuto momenti di forte tensione e a causa di questa gelosia lui, braccato, è diventato più chiuso, o provocatorio: «Non ti fidi di me? Adesso ti do ancora più motivi per farlo».
Per un uomo la mancanza di fiducia è molto dolorosa. Il lavoro sulla tua gelosia va fatto insieme, se persiste con l’aiuto di una persona che vi sappia ascoltare e orientare. Prendetevi dei momenti insieme, come coppia, senza figli, per vivere l’aspetto amicale del vostro rapporto. L’amicizia sincera vissuta anche tra coniugi ben coniuga l’aspetto della fedeltà con quello della libertà. Pensate ad un pro- getto di ampio respiro, che coinvolga voi due, la vostra famiglia, l’impegno sociale e il rapporto con Dio. Pregate insieme e ascoltatevi tanto, non solo con le orecchie ma con tutto il corpo. Guardatevi, sentitevi, con tenerezza, senza fretta.