VERITA' E CARITA', SENZA FALSI MORALISMI NE AVVENTATI RELATIVISMI
Caro Marco, è facile parlare con sicurezza e dare consigli saggi e giusti quando si parla degli altri, ma quando le crisi familiari toccano da vicino, le nostre sicurezze si fanno incerte e si prova un profondo smarrimento. È quello che è successo a me, quando ho saputo della decisione di mio fratello di separarsi. Decisione lucida, ragionata, argomentata, che ha lasciato tutti a bocca aperta, e nessuno spazio al confronto. E così anch’io sono rimasto di stucco, con la tristezza di non avere la possibilità di fare nulla, con la consapevolezza che le scelte rimangono personali, discutibili ma non modificabili dall’esterno, e con la domanda di che cosa dovrebbe fare un uomo di fede in casi come questo. Rinunciare? Assillare il fratello? L’equilibrio non è facile da trovare, anche perché i rapporti tra noi sono sempre stati buoni. Cosa bisogna fare? Arrendersi e sentirsi un po’ responsabili? Insistere e sentirsi inopportuni? Grazie.
Alessandro - Roma
Alessandro - Roma
Hai ragione Alessandro, e non sappiamo cosa sia meglio fare. Un po’ come quando succede ai nostri migliori amici, solo che con i fratelli ci sono anche altre relazioni da tenere in equilibrio: il rapporto con gli altri fratelli, le cognate che si conoscono, i genitori da consolare, o che chiedono spie- gazioni imbarazzanti.
Sappi comunque che non sei solo. Intorno a te molti vivono con la stessa sensazione di impotenza questa delusione, e la Chiesa già da molti anni sta riflettendo sull’atteggiamento da tenere nei confronti di questi “fratelli”.
I fratelli (in Cristo, e di sangue per te) «rimangono membri della Chiesa», ha affermato Giovanni Paolo II il 24 gennaio 1997 alla XIII Assemblea plenaria del Pontificio consiglio per la famiglia.
E come la Chiesa anche tu, senza falsi moralismi né avventati relativismi, sei chiamato al difficile compito di coniugare due aspetti che caratterizzano il credente: la Verità che, come dicono i Vangeli, ci fa liberi (e la verità rispetto al matrimonio cristiano è che esso è unico, eterno e indissolubile) e la Carità, sull’esempio di Gesù che accoglieva tutti ed era comprensivo rispetto alle fragilità umane.
Un lavoro difficile, una situazione complessa che va affrontata alla luce di una concezione integrale della persona. Bisogna allora evitare di cadere – suggerisce sempre la Chiesa – in riduzionismi quali lo psicologismo, che riduce tutto ad un problema di comunicazione, il moralismo che vede tutto in chiave di colpa ed errore da sanare, lo spiritualismo che confonde la pre- ghiera con una magia che da sola risolve tutto e la rassegnazione al dato di fatto e prospettiva di accoglienza senza conversione.
Mi dici che il rapporto con tuo fratello è sempre stato buono. Bene, con la tua pazienza e compassione riuscirai sicuramente ad avvicinarlo e ad accompagnarlo umanamente in questo momento, senza che questo significhi rinunciare a ciò in cui credi.
Sappi comunque che non sei solo. Intorno a te molti vivono con la stessa sensazione di impotenza questa delusione, e la Chiesa già da molti anni sta riflettendo sull’atteggiamento da tenere nei confronti di questi “fratelli”.
I fratelli (in Cristo, e di sangue per te) «rimangono membri della Chiesa», ha affermato Giovanni Paolo II il 24 gennaio 1997 alla XIII Assemblea plenaria del Pontificio consiglio per la famiglia.
E come la Chiesa anche tu, senza falsi moralismi né avventati relativismi, sei chiamato al difficile compito di coniugare due aspetti che caratterizzano il credente: la Verità che, come dicono i Vangeli, ci fa liberi (e la verità rispetto al matrimonio cristiano è che esso è unico, eterno e indissolubile) e la Carità, sull’esempio di Gesù che accoglieva tutti ed era comprensivo rispetto alle fragilità umane.
Un lavoro difficile, una situazione complessa che va affrontata alla luce di una concezione integrale della persona. Bisogna allora evitare di cadere – suggerisce sempre la Chiesa – in riduzionismi quali lo psicologismo, che riduce tutto ad un problema di comunicazione, il moralismo che vede tutto in chiave di colpa ed errore da sanare, lo spiritualismo che confonde la pre- ghiera con una magia che da sola risolve tutto e la rassegnazione al dato di fatto e prospettiva di accoglienza senza conversione.
Mi dici che il rapporto con tuo fratello è sempre stato buono. Bene, con la tua pazienza e compassione riuscirai sicuramente ad avvicinarlo e ad accompagnarlo umanamente in questo momento, senza che questo significhi rinunciare a ciò in cui credi.