«VOGLIO DI PIÙ! ... E NON MI BASTA MAI!» CANTAVA IL PRIMO JOVANOTTI. UN PROBLEMA DI INSODDISFAZIONE DI GRANDI E PICCINI. COME POSSIAMO RIEMPIRE IL VUOTO?
"Ciao, ho appena letto la tua risposta “Paura del futuro”, ho avuto una illuminazione. Mio figlio di 6 anni, è così: "Fagocita tutto e non è mai sazio". È il nostro primogeni- to, poi abbiamo altri due figli. Quando è nato con noi c'erano già altre persone che avevamo accolto. Da un po' di tempo è molto arrabbiato, come quando ero incinta del terzo figlio, e un giorno, ha detto che io non ho mai tempo per lui. In coscienza non credo sia vero. Ha iniziato piangendo perché non voleva andare a scuola, un giorno abbiamo dovuto vestirlo di forza. In realtà quando frequenta la scuola, catechismo, nuoto, è contento, ma quando è ora di andare, una tragedia. Ma soprattutto non è mai sazio. Due Natali fa, dopo aver scartato 6 regali, si è messo a piangere perché non aveva più pacchetti da scartare, dall'anno dopo ho proibito a tutti di fargli regali in modo tale che a Natale arrivasse un solo regalo, entrambi gli anni i bimbi sono stati contenti di quel momento. In realtà i miei figli ricevono un sacco di regalini e schifezze varie in continuazione e questo per me è frustrante: loro sono pieni di cose, non le apprezzano e io faccio la parte della cattiva. A tavola hanno sempre da ridire... mi spiace di non riuscire a trasmettere ai miei figli i valori in cui credo e soprattutto vedere il grande infelice».
Ho lasciato quasi al completo la tua lunga mail perché ci fa entrare bene nel pathos, nello svolgersi anche emotivo della tua preoccupazione. Rilevare un disagio, interrogarsi, cercare delle strategie di soluzione, rivederle e chiedersi l’atteggiamento più adatto, andando sempre più a fondo. Poco importa che la carenza di attenzioni che ti rimprovera tuo figlio sia reale. L’importante è non lasciarlo solo e travolto dal sentimento. Legittimare un sentimento non significa approvarlo. Accogliete questo suo bisogno di avere di più (in cose o in affetto, che poi, come hai capito bene, sono collegate), stategli vicino e fategli capire che sentite quanto soffre. E allo stesso tempo offritegli il vostro supporto e la vostra esperienza per tollerare questa frustrazione.
Accoglienza e confine, l’abbiamo detto più volte. Solitamente queste due funzioni si spartiscono rispettivamente tra mamma e papà. Voi trovate l’assetto più congeniale alle vostre personalità. È un tema che ritornerà per tutta la vita, e che molti adulti – quelli ch non sono mai sazi di cibo, di lavoro, di soldi – ancora non hanno risolto.
In realtà è un bisogno esistenziale, una ricerca di senso, di infinito, che né le persone (limitate), né le cose (effimere) possono colmare.
Ho lasciato quasi al completo la tua lunga mail perché ci fa entrare bene nel pathos, nello svolgersi anche emotivo della tua preoccupazione. Rilevare un disagio, interrogarsi, cercare delle strategie di soluzione, rivederle e chiedersi l’atteggiamento più adatto, andando sempre più a fondo. Poco importa che la carenza di attenzioni che ti rimprovera tuo figlio sia reale. L’importante è non lasciarlo solo e travolto dal sentimento. Legittimare un sentimento non significa approvarlo. Accogliete questo suo bisogno di avere di più (in cose o in affetto, che poi, come hai capito bene, sono collegate), stategli vicino e fategli capire che sentite quanto soffre. E allo stesso tempo offritegli il vostro supporto e la vostra esperienza per tollerare questa frustrazione.
Accoglienza e confine, l’abbiamo detto più volte. Solitamente queste due funzioni si spartiscono rispettivamente tra mamma e papà. Voi trovate l’assetto più congeniale alle vostre personalità. È un tema che ritornerà per tutta la vita, e che molti adulti – quelli ch non sono mai sazi di cibo, di lavoro, di soldi – ancora non hanno risolto.
In realtà è un bisogno esistenziale, una ricerca di senso, di infinito, che né le persone (limitate), né le cose (effimere) possono colmare.