Dolcissima cura della morte.
Departures (Yojiro Takita, 2008) è un film geniale, ironico, dolce e profondo. Il violoncellista Daigo si trova improvvisa-
mente disoccupato in seguito allo scioglimento dell'orchestra nella quale suonava da anni, e così decide di tornare, con la moglie Mika, nel suo paese natale. Sfogliando il giornale, trova un annuncio che cattura la sua attenzione: "Assistiamo coloro che partono per dei viaggi"; convinto che si tratti di un'agenzia di viaggi, telefona e fissa il colloquio. Ma presto Daigo scopre che l'agenzia non si occupa di viaggi, bensì dell'ultimo viaggio. Le vicende del “tanatoesteta” (“abbel- litore della morte”) che deve affrontare l’iniziale imbarazzo per un lavoro così atipico, la repulsione della moglie e le minacce del suo amico d’infanzia, ci accompagnano durante il film in un sapiente intrecciarsi tra il suono dolce e sacro del violoncello, i suoi movimenti sempre più preci- si e discreti, e il suo avvicinamento al tema tabù della morte. E un viaggio dentro di sé, alla riscoperta del legame con un padre che lo aveva abbandonato.