AVERE FIGLI ADOLESCENTI ED ACCOGLIERNE DI COETANEI IN AFFIDAMENTO PUÒ METTERE IN SUBBUGLIO ANCHE LA FAMIGLIA PIÙ NAVIGATA. COME MUOVERSI TRA RIGIDITÀ E TOLLERANZA?
Già negoziare le regole con i nostri figli adolescenti è impresa ardua, che a volte coinvolge la famiglia in una lotta senza quartiere che vede l’un contro l’altro armati: marito e moglie, suoceri e consuoceri, i figli e pure i loro amici; sì perché i ragazzi sono bravi a giocare a: «Ma perché i suoi genitori lo lasciano e voi non mi lasciate?» e con il «Chiedilo a tuo padre» o «Chiedilo a tua madre».
La faccenda si complica non poco quando ci riferiamo a famiglie allargate, a quelli che scelgono di aprire la propria casa per accogliere in affidamento altri ragazzi.
Che fare quando – e capita sempre più spesso – viene chiesto ad una famiglia di accogliere un 15enne?
Succede per esempio ad Anna che scrive, tra le altre cose, che «non sappiamo più come fare, io e mio marito. Proprio adesso che sembrava avessimo preso le misure con i nostri figli (abbiamo una femmina di 17 anni e un maschio di 13, si immagini!) abbiamo scelto di prendere in affidamento temporaneo un ragazzo di 15 anni. Lui si lamenta perché non gli lasciamo fare cose che lasciamo fare ai nostri. I nostri si lamentano perché a volte si sentono limitati da lui... un caos».
Puoi scegliere tra due strategie. Nella prima usi una livella: “La legge qui è uguale per tutti!”. Non ci sono più età, sesso, essere figli naturali o accolti, gusti personali... tutti uguali, così ognuno si adatta e nessuno è scontento.
È uno stile – diciamo bonariamente – da “caserma”, che ha il vantaggio di essere molto funzionale e facile da argo- mentare: questa è casa nostra, noi abbiamo scelto così, chi ci sta ci sta, agli altri... arrivederci. A meno di una insur- rezione dal basso, dovrebbe funzionare. Se invece – cara Anna – vuoi cimentarti in qualche cosa di più pedagogico, devi essere in grado con tuo marito di negoziare quoti- dianamente le regole con ognuno. Un trattamento per- sonalizzato sicuramente più impegnativo ma anche piusoddisfacente. Imparerete a vivere così la vostra “funzio- ne” genitoriale. Sapete qual è la differenza tra un “ruolo” e una “funzione”? Il ruolo è una attitudine che rimane fissa, immutata: «Ho detto così e resta così!» La funzione invece è l’esercizio della propria genitorialità che si sintonizza con le attitudini e le fasi della vita del figlio, orientandolo in maniera fluida. E così ciò che è giusto per l’uno potrebbe essere prematuro o inopportuno per l’altro. È più laboriosa – è vero – perché richiede la pazienza di spiegare (e di sostenere) ogni presa di posizione, ma aiuterà tutti i tuoi ragazzi ad assimilare le regole e a diventare tuoi collaboratori, e soprattutto ad essere considerati in maniera personale, come il pastore che conosce le pecore ad una ad una. Siete forti, senz’altro ce la farete!
La faccenda si complica non poco quando ci riferiamo a famiglie allargate, a quelli che scelgono di aprire la propria casa per accogliere in affidamento altri ragazzi.
Che fare quando – e capita sempre più spesso – viene chiesto ad una famiglia di accogliere un 15enne?
Succede per esempio ad Anna che scrive, tra le altre cose, che «non sappiamo più come fare, io e mio marito. Proprio adesso che sembrava avessimo preso le misure con i nostri figli (abbiamo una femmina di 17 anni e un maschio di 13, si immagini!) abbiamo scelto di prendere in affidamento temporaneo un ragazzo di 15 anni. Lui si lamenta perché non gli lasciamo fare cose che lasciamo fare ai nostri. I nostri si lamentano perché a volte si sentono limitati da lui... un caos».
Puoi scegliere tra due strategie. Nella prima usi una livella: “La legge qui è uguale per tutti!”. Non ci sono più età, sesso, essere figli naturali o accolti, gusti personali... tutti uguali, così ognuno si adatta e nessuno è scontento.
È uno stile – diciamo bonariamente – da “caserma”, che ha il vantaggio di essere molto funzionale e facile da argo- mentare: questa è casa nostra, noi abbiamo scelto così, chi ci sta ci sta, agli altri... arrivederci. A meno di una insur- rezione dal basso, dovrebbe funzionare. Se invece – cara Anna – vuoi cimentarti in qualche cosa di più pedagogico, devi essere in grado con tuo marito di negoziare quoti- dianamente le regole con ognuno. Un trattamento per- sonalizzato sicuramente più impegnativo ma anche piusoddisfacente. Imparerete a vivere così la vostra “funzio- ne” genitoriale. Sapete qual è la differenza tra un “ruolo” e una “funzione”? Il ruolo è una attitudine che rimane fissa, immutata: «Ho detto così e resta così!» La funzione invece è l’esercizio della propria genitorialità che si sintonizza con le attitudini e le fasi della vita del figlio, orientandolo in maniera fluida. E così ciò che è giusto per l’uno potrebbe essere prematuro o inopportuno per l’altro. È più laboriosa – è vero – perché richiede la pazienza di spiegare (e di sostenere) ogni presa di posizione, ma aiuterà tutti i tuoi ragazzi ad assimilare le regole e a diventare tuoi collaboratori, e soprattutto ad essere considerati in maniera personale, come il pastore che conosce le pecore ad una ad una. Siete forti, senz’altro ce la farete!