L’ADOLESCENZA È L’ETÀ DELLA TRASGRESSIONE PER ECCELLENZA. SE NON SI TRASGREDISCE DA GIOVANI – DICONO ALCUNI – CI SI RIFÀ PIÙ AVANTI. MA QUAL È IL VERO SIGNIFICATO DELLA TRASGRESSIONE?
L’appuntamento è per le 20.45, nei locali della parrocchia. Non si può certo dire un luogo trasgressivo, ma
il titolo è accattivante: “Eccesso e trasgressione, qual è il nostro bisogno?”. Droga e/o canne, sesso, alcool, fumo, piercing, tatuaggi, orari serali assurdi, lo sballo... queste le trasgressioni dal primo brain-storming, con qualche distinguo: «Il fumo non è trasgressione, il sesso a volte sì e a volte no», ecc. Ma perché la trasgressione? «Per provare nuove esperienze – dicono – per scoprire i nostri limiti, perché ci attira “il proibito”, per evadere dalla noia e dalla routine, per scommessa».
È certo che l’adolescenza è l’età della trasgressione per eccellenza. È un desiderio di mettere alla prova i propri limiti e soprattutto dichiarare la propria indipendenza. È inoltre opposizione alle regole precostituite: il “sistema” da abbattere, sfidare la legge e la morale. Ma c’è un altro approccio: le regole di questo mondo non sono necessariamente e sempre “il massimo bene”. Don Oreste Benzi, nel suo libro “Trasgredite” (Mondadori, 2000) inserisce questa simpatica storiella: «L’inferno era al completo ormai, e fuori dalla porta una lunga fila di persone attendeva di entrare. Il diavolo fu costretto a bloccare tutti i nuovi aspiranti. “È rimasto un solo posto libero, e logicamente deve toccare al più grosso dei peccatori – proclamò – c’è almeno qualche pluriomicida tra voi?”.
Per trovare il peggiore di tutti, il diavolo cominciò ad esaminare i peccatori in coda.
“Che cosa hai fatto tu?” chiese ad uno.
“Niente. Io sono un uomo buono e sono qui solo per un equivoco”.
“Hai fatto certamente qualcosa”, ghignò il diavolo “tutti fanno qualcosa”.
“Ah, lo so bene – disse l’uomo, convinto – ma io mi sono sempre tenuto alla larga. Ho visto come gli uomini perseguitavano altri uomini, ma non ho partecipato a quella folle caccia. Come lasciano morire di fame i bambini e li vendono come schiavi; come hanno emarginato i deboli come spazzatura. Non fanno che escogitare perfidie e imbrogli. Io solo ho resistito alla tentazione e non ho fatto niente. Mai.”
“Assolutamente niente? – chiese il diavolo incredulo – Sei sicuro di aver visto tutto?”
“Con i miei occhi”. “E non hai fatto niente?” ripeté il diavolo. “No!”
Il diavolo ridacchiò: “Entra, amico mio. Il posto è tuo!”»
Il coraggio di non starsene a guardare ma lottare per un mondo migliore. Questa è una bella trasgressione verso la quale incanalare i giovani che vogliono fare qualcosa di veramente “alternativo”.
il titolo è accattivante: “Eccesso e trasgressione, qual è il nostro bisogno?”. Droga e/o canne, sesso, alcool, fumo, piercing, tatuaggi, orari serali assurdi, lo sballo... queste le trasgressioni dal primo brain-storming, con qualche distinguo: «Il fumo non è trasgressione, il sesso a volte sì e a volte no», ecc. Ma perché la trasgressione? «Per provare nuove esperienze – dicono – per scoprire i nostri limiti, perché ci attira “il proibito”, per evadere dalla noia e dalla routine, per scommessa».
È certo che l’adolescenza è l’età della trasgressione per eccellenza. È un desiderio di mettere alla prova i propri limiti e soprattutto dichiarare la propria indipendenza. È inoltre opposizione alle regole precostituite: il “sistema” da abbattere, sfidare la legge e la morale. Ma c’è un altro approccio: le regole di questo mondo non sono necessariamente e sempre “il massimo bene”. Don Oreste Benzi, nel suo libro “Trasgredite” (Mondadori, 2000) inserisce questa simpatica storiella: «L’inferno era al completo ormai, e fuori dalla porta una lunga fila di persone attendeva di entrare. Il diavolo fu costretto a bloccare tutti i nuovi aspiranti. “È rimasto un solo posto libero, e logicamente deve toccare al più grosso dei peccatori – proclamò – c’è almeno qualche pluriomicida tra voi?”.
Per trovare il peggiore di tutti, il diavolo cominciò ad esaminare i peccatori in coda.
“Che cosa hai fatto tu?” chiese ad uno.
“Niente. Io sono un uomo buono e sono qui solo per un equivoco”.
“Hai fatto certamente qualcosa”, ghignò il diavolo “tutti fanno qualcosa”.
“Ah, lo so bene – disse l’uomo, convinto – ma io mi sono sempre tenuto alla larga. Ho visto come gli uomini perseguitavano altri uomini, ma non ho partecipato a quella folle caccia. Come lasciano morire di fame i bambini e li vendono come schiavi; come hanno emarginato i deboli come spazzatura. Non fanno che escogitare perfidie e imbrogli. Io solo ho resistito alla tentazione e non ho fatto niente. Mai.”
“Assolutamente niente? – chiese il diavolo incredulo – Sei sicuro di aver visto tutto?”
“Con i miei occhi”. “E non hai fatto niente?” ripeté il diavolo. “No!”
Il diavolo ridacchiò: “Entra, amico mio. Il posto è tuo!”»
Il coraggio di non starsene a guardare ma lottare per un mondo migliore. Questa è una bella trasgressione verso la quale incanalare i giovani che vogliono fare qualcosa di veramente “alternativo”.