Buongiorno, sono un vostro lettore, credo nella famiglia ma sono molto arrabbiato con mia moglie. A volte proprio non la sopporto. Non sopporto quel suo atteggiamento di voler avere sempre ragione.
In casa – si sa – le occasioni per discutere sono innumerevoli: dalle vacanze alla divisione dei lavori domestici, dai tempi del lavoro ai compiti dei figli.
Io penso che con lei non si possa discutere. Deve sempre avere l’ultima parola. Ho provato qualche volta a tener duro, ma sono litigate infinite. Allora meglio cedere, ma io poi mi sento molto frustrato.
Non penso di separarmi ma a volte mi pare di esplodere. Come posso rilassarmi?
Antonio - Vicenza
Antonio, che le mogli siano molto combattive nel fare valere le loro ragioni in un confronto verbale, questa è esperienza che molti mariti ti possono confermare. Poi, c’è chi apprezza questo scambio dialettico, chi mette un muro (o un muso), chi – come te – ne soffre e cova rancore.
Ti do due spunti, uno – permettimi – un po’ ironico, l’altro un poco più profondo. Un abile comunicatore ad un incontro di formazione per coppie inscenò un divertentissimo esempio di scambio verbale tra marito e moglie, con lei che manifestava tutte le rimostranze verso di lui con molta emotività. Ecco, il professionista in questione si chiese perché gli uomini si sentono così sviliti e sopraffatti dall’ira della moglie quando nelle accademie dei marines viene insegnato a sopportare gli insulti dei superiori con fermezza, senza battere ciglio. Suggeriva quindi di immaginare di avere di fronte un altro soldato, e di ascoltare con attenzione ma senza piegarsi, schivando solamente i colpi più peri- colosi. Alle mogli solitamente infastidisce molto un uomo che crolla o fa la vittima.
Se tu fai il perdente, il ferito, lei si sentirà in colpa e crederà che tu voglia farla sembrare "cattiva" . Il senso di colpa è parente stretto della rabbia, quindi il risultato sarà che la sua rab- bia aumenterà. Al massimo potrete patteggiare una tregua passeggera. Quindi ascolta con attenzione, non lasciarti sopraffare dai sensi di colpa, e dopo aver ascoltato, rivolgi uno sguardo benevolo, o una proposta di incontro, un abbraccio.
L’altra cosa che ti volevo suggerire è invece leggere quello che tu chiami “bisogno di avere ragione” come “paura di non essere capita”.
Ecco allora che quel voler puntualizzare, il ripetere dieci volte la stessa cosa, il voler avere l’ultima parola, non sono la volontà di annientarti, o di piegarti (che ti fa sentire così arrabbiato), ma il bisogno che tu la capisca, che la capisca fino in fondo, che la accolga nel suo disagio emotivo.
«Cara, ma quanta paura hai che io non capisca le tue ragioni? Stai serena, ti sto ascoltando...»