La ragazzina in questione quest’anno frequenta la quinta elementare. Genitori ed insegnanti si rendono ben conto che è molto in difficoltà, solo che ultimamente le parti si sono invertite.
«Se in tutti questi anni noi siamo diventati un po’ gli avvocati di questa nostra figlia – continuano – e quindi abbiamo sollecitato sempre le maestre ad avere un occhio di riguardo e di capire la situazione, adesso loro la vogliono promuovere e invece noi siamo indecisi se fermarla. Non è una scelta facile, litighiamo spesso per questo fatto – dice la signora – lui mi accusa di essere troppo apprensiva ma io penso che è lui che non capisce il disagio della bambina».
E così i genitori si sentono sulle spalle una scelta più grande di loro. Il pensiero che si fa strada dentro di loro è che le maestre si vogliano “liberare di un caso difficile” e in loro scatta la paura che il prossimo anno alle medie lo scarto sia ancora maggiore e la ragazza possa essere mag- giormente umiliata.
D'altra parte, nota il papà, è una ragazza che si è sviluppata in fretta. Già adesso è la più alta della classe, «te la immagini l’anno prossimo, se la lasciamo qui, che figura in mezzo a bambine che potrebbero quasi sembrare sue figlie?». La scelta non è facile, che criteri adottare? La psicologia e la pedagogia che cosa ci dicono? Da una parte che è opportuno evitare ai ragazzi in crescita frustrazioni e sconfitte inutili, dall’altra che devono essere rispettati i tempi di ognuno.
Non penso ci sia una risposta valida in generale per un tema delicato come questo. Penso valga la regola generale di coinvolgere l’interessata.
Certo, non le si può fare la domanda secca: «Che ne dici, ti facciamo bocciare o ti mandiamo avanti?»
Si può però, attraverso un dialogo semplice ma profondo, provare a tastare la sua sensibilità per capire dove è maggiormente orientata, dove si sentirebbe più a suo agio.
Certo, nessuno si può prendere una responsabilità così grande da solo, ma condividerla può rendere la scelta più saggia.